Questa pagina è dedicata a "Storie di Cani" che colpiscono il cuore, per il coraggio, l'ardire, il sentimento, che con i fatti mostrano nelle azioni, nella vita. Gesti a volte semplici, sfuggenti agli occhi di tante persone, gesti che però sono cari al cuore. Storie vere di ieri e di oggi.

 

La Storia di Lampo "Il cane viaggiatore"

                                         

C'era una volta un cane! No cari Amici, c'era una volta Lampo! L'unico vero cane "speciale" che aveva la mania di viaggiare. Era un cane furbacchione, infatti aveva scelto il treno per viaggiare perché era ed è l'unico mezzo adatto che non inquina, non stressa e ti porta a destinazione in poco tempo. Poi al tempo di Lampo erano numerose le Stazioni su cui ci si poteva fermare ed erano numerose la coincidenza tra un treno e l'altro che ti permettevano di girare l'Italia in lungo ed in largo. E Lampo l'Italia l'ha girata tutta, conosceva a "menazampa" tutti gli orari dei treni e le loro destinazioni, e le loro carrozze ristorante dove trovava sempre come rifocillarsi all'orario giusto. Inoltre aveva molti amici lungo la ferrovia e a tutti dava un po di amicizia, del calore e del suo tempo.

 

 

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 La Storia di Fido e la corriera

 

Borgo San Lorenzo - Firenze

Il monumento è davanti al municipio, proprio sotto la lapide che ricorda il "conte Francesco Pecori Giraldi/colonnello della Milizia Toscana". È un cane in bronzo che guarda in alto e sembra annusare l'aria, per riconoscere l'odore del suo padrone. "A Fido, esempio di fedeltà". Passa un bambino - avrà dieci anni - con mamma e fratellino in passeggino. "Ciao Fido", dice. Il bimbo conosce già la storia, presto la racconterà al piccolo che ha ancora il ciuccio. "Fido era un cane molto buono che per 14 anni ha aspettato invano il suo padrone. Per cinquemila volte è andato ad attenderlo alla corriera".

                                          

Due storie si incrociano, come in un gioco di specchi, in questo 30 dicembre. Esce nelle sale italiane il film "Hachiko, il tuo migliore amico", con Richard Gere. Narra una storia accaduta in Giappone fra le due guerre mondiali. Un professore universitario adotta un Akitainu di colore bianco (lo chiama Hachiko) e questo ogni giorno lo accompagna alla stazione di Shibuya. Al pomeriggio il cane è lì ad attendere il suo ritorno. Il professore muore e Hachiko, per dieci anni, va alla stazione ogni giorno alle 15, puntuale. Quando muore, gli dedicano un monumento. Sempre oggi, nella sala del Consiglio comunale di Borgo San Lorenzo il sindaco Giuseppe Bettarini riunirà gli scolari delle elementari per ricordare assieme a loro il bombardamento del 30 dicembre 1943, che provocò 103 vittime. Fra di loro - e qui le storie si incrociano - anche l'operaio Carlo Soriani, il padrone di Fido. Per la prima volta, nel penultimo giorno del 1943, il cane attese invano il ritorno dell'uomo.

Il bastardino toscano, bianco con macchie nere, con l'arrivo del "collega" giapponese sugli schermi, forse verrà chiamato "l'Hachiko italiano". Ma Fido già era famoso quando ancora era in vita, con i settimanali che gli dedicavano le copertine. La Domenica del Corriere, Gente e Grand Hotel fra il 1957 ed il 1958 fecero commuovere milioni di italiani con "la storia della fedeltà di un cane".

"Era una fredda sera dell'inverno 1941 quando Carlo Soriani sentì un guaito...". L'operaio sta tornando da San Lorenzo alla sua casa nella frazione di Luco. Nel greto di un torrente trova un cucciolo ferito. Lo porta a casa, diventa "suo". Non è bravo a caccia, il cagnolino. Fido non sa nemmeno fare la guardia. Ma ogni mattina alle 5,30 sveglia il padrone, e assieme vanno alla corriera. Alla sera, alle 19, il cane è lì in piazza. A volte il padrone scherza, non scende dalla corriera. Il cane sale e lo va a cercare, nascosto dietro un sedile. Questo per due anni, fino alla sera del 30 dicembre, quando le bombe distruggono la fabbrica dove lavora il padrone. "Fido, fedele al suo appuntamento, era lì ad aspettare anche quella sera. Gli operai scesero in silenzio, con facce pallide... Fido esaminò uno ad uno tutti i viaggiatori poi saltò sulla corriera e invano cercò fra i sedili Carlo Soriani. Tornò a casa da solo e la famiglia Soriani capì che Carlo non sarebbe più tornato".

In pochi giorni, nella piazzetta di Luco, tutti notano questo cane che aspetta. "Da allora, puntualmente, ripeté ogni pomeriggio per quasi quattordici anni questo suo viaggio da casa alla piazza. Il giorno lo passa sul cocuzzolo davanti a casa, con il naso in su, rivolto verso Borgo San Lorenzo. Anche negli ultimi anni di vita, quando le zampe non lo sorreggevano più, con gli occhi annebbiati, le orecchie ciondoloni, era sempre lì ad aspettare".  

 

Il sindaco di Borgo ordina che Fido sia esentato dalla tassa sui cani e che possa circolare liberamente senza museruola. Il 9 novembre 1957 il cane viene premiato con una medaglia d'oro, durante una cerimonia in Comune. L'annuncio della sua morte - avvenuta l'8 giugno 1958 - viene dato da "La Nazione" a quattro colonne. "Fido è morto. Sarà sepolto all'esterno del piccolo cimitero di Luco di Mugello dove riposano le spoglie del suo padrone". "Fido è stato trovato morto sul ciglio di un podere ieri alle sedici, poco lontano dalla sua casa di Luco di Mugello. La scoperta l'hanno fatta due ragazzini che tornavano da scuola. Lo hanno riconosciuto subito e sono corsi a dare la notizia alla signora Soriani, che è scoppiata in lacrime. In breve, gli abitanti del borgo erano radunati quasi al completo intorno al povero corpicino inerte, semi nascosto dall'erba alta". Pochi mesi dopo è stato inaugurato il monumento, opera dello scultore Salvatore Cipolla. "Oggi - dice il sindaco Giovanni Bettarini - parlerò agli scolari di Fido e del suo padrone morto sotto le bombe. È un modo per ricordare la nostra storia". I bambini che non abitano qui scopriranno invece Hachiko al cinema, e penseranno che storie così possano accadere solo dall'altra parte del mondo.

 

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Fido, cane fedele, è tornato alla ribalta. Un articolo su Repubblica , legato all’uscita del film, “Hachiko, il migliore amico” con il noto attore Richard Gere, film che racconta la storia di un cane, che una volta scomparso il padrone lo attese per dieci anni alla stazione, puntuale come sempre alle ore 15, rievoca, con molti dettagli, la storia del cane mugellano, del tutto simile a quella del film.                                 


Tutto iniziò nel 1953 quando Amilcare Giovannini, noto giornalista e scrittore, portò a conoscenza sulla cronaca locale de " La NAzione", di cui era collaboratore dal Mugello, questa incredibile storia di fedeltà di un animale verso l’uomo, che gli era stata raccontata da alcuni amici di Luco di Mugello. Quest’uomo era Carlo Soriani, all’epoca operaio alle Fornaci di laterizi Brunori di Borgo San Lorenzo, che morì nel terribile bombardamento aereo del 30 dicembre 1943, quando un nugolo di bombe dei B/25 alleati distrusse una parte della cittadina mugellana causando 109 morti.


Il suo cane ,Fido,  lo attendeva sempre nella piazzetta di Luco e quando arrivava la corriera ci saliva sopra e questo, per tanti anni; la sua fedeltà emozionava e faceva commuovere tutti. Gli articoli di Giovannini  su " La Nazione" ebbero vasta eco, anche in vari Paesi d’Europa, e quando (1957) venne inaugurato il monumento in ceramica dello scultore Salvatore Cipolla (spaccato dai soliti imbecilli e rifatto in bronzo), tutti i giornali parlarono di questo evento e quel giorno restò memorabile.


Fido in braccio alla vedova di Carlo Soriani, il sindaco Graziani, Amilcare Giovannini, lo scultore Salvatore Cipolla, tante autorità, i bambini delle scuole elementari, molti giornalisti di grandi testate italiane ed estere erano presenti a questa cerimonia. Fido si pose all’attenzione di tutto il mondo, un cane, un bastardino, fedele fino all’ultimo. In Olanda un grande scrittore, Peter Van Steel, scrisse la sua storia nel maggiore quotidiano di Amsterdam, così uno scrittore di Parigi, Jean Marie Còlaudes, addirittura in Giappone gli dedicarono un ampio spazio sia sui giornali che nelle reti televisive.                


Quando lo trovarono morente sul ciglio della strada vicino al cimitero, mentre andava nella piazzetta ad attendere il padrone, si chiuse per sempre questa straordinaria storia di amore e di fedeltà.    

 


L'incredibile Storia di Bruno

 

Nato in una grotta situata sui monti Piceni in provincia di Salerno, insieme a due fratelli, resta orfano di madre. Inizia così la storia di Pippotto, ora Bruno, che vive all'interno di una grotta fredda ed umida. Pippotto ed i suoi fratelli hanno marginali contatti con l'uomo e vivono e combattono contro le difficoltà che la vita in quelle condizioni presenta ogni giorno. Un Veterinario locale tenta di avvicinare i fratelli che vivono nella grotta, ma i cuccioloni sono schivi ed impauriti e non si lasciano avvicinare. Il Veterinario osservando da lontano, rileva lo stato caratterizzato da grave carenze nutrizionistiche, inoltre Pippotto mostra gonfiore degli occhi e espettorato dalle narici. Il Veterinario tenta più volte un approccio con i cani ma ciò non va a buon fine. I cuccioloni non si lasciano avvicinare e la loro diffidenza li porta a scendere nelle profondità della grotta. Grazie all'intervento di alcuni volontari Pippotto ed i suoi fratelli vengono salvati dalla loro probabile infausta sorte. Pippotto viene poi affidato ad una camionista che ha il compito di condurlo al Nord Italia dove un'Associazione animalista del territorio si prenderà cura di Lui. Pippotto arriva così a Salsomaggiore Terme ed è proprio li che trova la sua attuale famiglia che lo accoglie, lo cura e lo accudisce. Pippotto per la sua famiglia è Bruno, ma ora ...

 

 

 

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                              La commovente storia di Thor

 
Accade alle volte che nella nostra vita  il destino ci metta davanti a persone o animali e che questi entrino a far parte di noi, con i quali ci ritroviamo a divedere un passaggio della nostra esistenza terrena, la storia che mi accingo a scrivere ha dell'incredibile, forse molti di voi lettori non crederanno che i fatti che sto per narrarvi siano potuti
accadere davvero, ma è la pura verità l'incontro  tra me e il mio THOR e quanto poi ne segui.........

Ricordo ancora il giorno in cui Thor entrò nella mia casa era una bellissima giornata di fine estate, io ero in giardino e guardavo ansiosa l'orologio, avevo preferito aspettare a casa l'arrivo di questo piccolo esserino peloso, mio marito Valter e mio figlio Luca erano partiti di buon mattino armati di cuccetta, copertine  e tantissimo amore da dare a quello che doveva essere per Luca il compagno di molti anni della sua vita. Quando Thor varco il cancello tra le braccia di Luca era ancora addormentato, vidi in quel momento una luce, una speranza negl'occhi di Luca che non avevo mai visto, erano anni che la sua malattia non gli concedeva  un momento di serenità e quell'esserino tra le sue braccia aveva fatto quasi un miracolo. Passarono le prime settimane tra giochi e carezze, era una gioia per tutti stare con Thor e poi vedere Luca così felice  era un sogno al  quale non credevamo più. L'autunno era già arrivato da  un pò, orami le giornate erano diventate più corte e più  fredde,   non  rimanevamo più molto tempo  in giardino, una sera mentre mi accingevo a preparare la cena  squillò il telefono, era la chiamata che tutti aspettavamo da tanto tempo, all'altrocapo del ricevitore  il medico del centro trapianti mi annunciava che la ricerca del donatore per il trapianto di Luca aveva finalmente dato esito positivo, un ragazzo poco più grande del mio Luca dalla Germania era compatibile al 100%. I giorni che seguirono furono un misto di felicità e paura, Thor sembrava percepire questi stati d'animo era così raggiante anche lui la mattina che partimmo per Pavia, l'auto correva via e lasciava dietro di se i km  e le nostre vite che non sarebbero mai più state le stesse. Arrivammo la sera nella nostra nuova casa, era buio e la nebbia copriva tutto, il paesaggio sembra quasi un’atmosfera irreale, era come se  il tempo si fosse fermato.
La mattina di buon ora iniziammo a preparaci, il giorno dopo  saremmo dovuti entrare in ospedale molto presto, per le  ultime analisi di routin e poi ancora una settimana a casa prima del grande momento. Il giorno seguente uscimmo con Thor, Luca aveva deciso di portarlo con se, sapere che c’era lui ad aspettarlo  fuori lo  avrebbe aiutato a superare quei momenti difficili. Purtroppo il destino volle che quel giorno fù l’ultimo in cui i loro sguardi si incrociarono  Luca  era scappato via perché era molto tardi, si  era voltato solo un istante per dirgli “cucciolo mio torno subito, aspettami qui”……………lo  rivedo ancora allontanarsi  mentre io e Valter  rimanevamo con THOR, le ore passavano ed io dalla sala d’attesa guardavo Valter  che giocava con THOR nel giardino dell’ospedale, avevo come un triste presagio ma cercai di allontanare dalla  mia mente  quel  triste pensiero. La voce del medico alle mie spalle fù come un pugnalata nel cuore, mi metteva al corrente che purtroppo erano subentrate  delle complicazioni e che  Luca non poteva tornare a casa .
I giorni che seguirono furono per  noi  un’inferno, ma Luca  cercava sempre di non farci  capire quante stesse  soffrendo, chiedeva  sempre  del suo caro  Thor, parlava   a tutti di lui e di quanto fosse bello, voleva poterlo rivedere anche per un solo istante ma i medici non lo permisero, ricordo ancora le sue ultime parole, furono per il suo grande papà e per il suo amato THOR.
La notte in cui  Luca  andò  via mi  hanno raccontato che Thor non trovava pace, era come se sentisse quello che stava accadendo, erano riusciti a calmarlo solo al mattino quando il suo piccolo padroncino  era volato in cielo. Da allora sono passati molti anni  e non abbiamo mai più visto Thor comportarsi come quella notte. Un ricordo indelebile che rimarrà per sempre nella mia mente impresso  come un marchio a fuoco sono gli occhi di Thor che guardano quella cassettina di legno che raccoglieva chi lui aveva  amato e amerà per sempre, lungo tutto il  triste viaggio di ritorno non vi si è mai staccato un solo istante, anche dopo molte ore non riuscivamo a portarlo via, il suo sguardo perso , disperato non lo dimenticherò mai, mi guardava e i suoi occhi sembravano dirmi perché?


Nelle mie lunghe giornate vuote penso spesso ai momenti passati insieme, a quanto il destino sia stato crudele, ma allo stesso tempo credo abbia avuto pietà di me dandomi  qualcuno a cui voler bene, qualcosa di Luca che continua a vivere. Thor mi  ha insegnato molte cose e mi ha dato la forza di andare avanti, grazie a lui ho capito che si può continuare ad amare anche quando chi abbiamo amato più della nostra stessa vita non c’è più, ho imparato che l’odio che portavo nel cuore non avrebbe fatto altro che farmi ancora più male, ho percepito il suo dolore ma allo stesso tempo la sua forza
di voler continuare per me e per Valter , non potevo gettare via tutto quello
che Luca mi aveva lasciato, mi aveva insegnato il vero senso della vita…….no
non potevo  continuare a lasciarmi andare.

 

Oggi convivo con un grande dolore nel cuore, ma riesco anche a pensare al futuro,chi non ha mai avuto un cane non può comprendere, forse per molti di voi sono una povera pazza a cui la perdita di un figlio ha tolto il lume della ragione, ma chi come me divide i suoi momenti belli e brutti con queste anime pure mi potrà capire, il rispetto, la fedeltà, il loro amore sono incondizionati, sanno amarci  a differenza degli uomini fino alla morte e senza secondi fini.
Insieme a Thor sto cercando di portare avanti i sogni di Luca e il suo messaggio d’amore, ci sono tanti modi per aiutare il prossimo, mio figlio voleva  diventare un buon medico andare in Africa, mi diceva sempre “ mamma è lì  che ci sono i veri dottori dove non puoi aspettarti nulla in cambio per ciò che fai, dove il compenso è un sorriso di un bambino che ti riempie il cuore. “Spero di poter riuscire a fare ciò che Luca voleva di più………………aiutare il prossimo e mi auguro di poter un giorno insieme a lui e a Thor tornare a correre tutti  insieme nei  campi ELISI.

 

                                             Mamma Dina

 

 

DEDICATO A THOR

A te gigante buono

che fosti il suo più grande

e ultimo desiderio.

A Te che gli donasti inconsapevolmente

tanta felicità.

A Te darò tutto l'amore mio.

In quest'ora di dolore

guardo gl'occhi Tuoi e rivedo

i suoi.

Scorre la vita ancora oltre

quelle alture,

e ci vede spettatori assenti

in attesa di chi non tornerà

mai più.

                Mamma Dina

 

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                             Il Cane di Don Camillo

 

Nel 1952 Julien Duvivier cura la regia del Film Don Camillo eterno antagonista del Sindaco Peppone. Nel Film compare per la prima volta nella cinematografia italiana un cane. Nella produzione il Pastore Tedesco accompagna Don Camillo in una improbabile processione. Lo stesso soggetto nel primo film della serie Don Camillo (1952) viene ingiustamente accusato di non aver difeso le galline rubate da "Peppone e la sua banda". Il cane Pastore tedesco di Don Camillo nel 1952 anticipò sul set altri due cani famosi: Rin Tin Tin e Lassie che uscirono in sala cinematografica nel 1954. 



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Balto (1922) era un siberian husky di proprietà di Leonard Seppala vincitore di tutte le più grandi corse di cani da slitta col suo pupillo Togo.

L'inizio dell'epidemia

Il 19 Gennaio 1925, scoppiò in Alaska, in una città di nome Nome una forte epidemia di difterite, e le scorte di antitossina mancavano a causa di un epidemia scoppiata nel 1918. Il primo caso di difterite venne segnalato su di un bambino inuit, ma il medico visitandolo diagnosticò una tonsillite, perché nessun altro membro della famiglia riportava sintomi di difterite. Il bambino morì il mattino seguente (la madre non autorizzò all'autopsia e la cosa peggiorò la situazione) e da allora iniziarono a verificarsi molti altri casi simili. Il primo caos ufficiale di malattia si ebbe però il 20 Gennaio 1925. Fu convocato un consiglio di emergenza da Welch (il medico che visitò il bambino inuit) e si dichiarò Nome in stato di quarantena. Fu ordinato un milione di fiali di antitossina, ma la scorta più vicina che consisteva in trecentomila unità (9 kg in tutto) si trovava ad Anchorage, la capitale, che distava da Nome più di millesettecento chilometri. Anchorage non era collegata direttamente a Nome, la ferrovia portava solo fino a Nenana a circa mille chilometri e le pessime condizioni climatiche impedivano agli aerei di alzarsi in volo e gli iceberg impedivano alle navi di attraccare.

 

                 

 Guarda il video dell'epidemia immagini originali del 1925

La staffetta per il siero

Per arginare a tale problema allora si scelse di usare un metodo utilizzato da sempre con la posta, cioè i cani da slitta.

L'antitossina che si trovava a Nenana distava seicento miglia da Nome, per l'impresa venne organizzata dunque una staffetta di venti mute di cani.

Il primo a partire fu un certo Edgar Bill Shannon che percorse 52 miglia, poi toccò ad Edgar Kalland che percorse 31 miglia, poi Green con 28 miglia, Johnny Folger 26, Sam Joseph 34, Titus Nikotai 24, Dave Corning 30, Hewnry Pitka 30, McCarty 28, Edgar Nollnerr 24, George Noller (il fratello) 30, Tommy Patsy 36, l'indiano Koyokuk 40, Victor Anagick 34, Myles Gonagnan 40. A questo punto venne il turno di Leonard Seppala col suo capo muta Toto, il cane più veloce della zona, fece 91 miglia tagliando per la pianura di Norton dove il ghiaccio era molto sottile, risparmiando parecchie miglia. Dopo di lui toccò a Charlie Olson con 25 miglia ed in fine Gunnar Kasson che trasportò l'antitossina per le ultime 53 miglia con un cane di Leonadr Seppala, Balto, considerato dal proprietario buono solo per portare la posta per brevi tratti.

Giunsero a Nome il 2 Febbraio 1925 dopo aver percorso 674 miglia in 127 ore ad una temperatura di circa -40°.

 

 

 

L'arrivo di Balto

Balto dopo la corsa

Balto per il fatto di essere arrivato a Nome con l'antitossina venne onorato con un cortometraggio girato nello stesso anno e con una statua nel Central Park di New York.

Balto e Kasson fecero anche un giro degli Stati uniti dove vennero elogiati da tutti. Leonard Seppala però conscio di aver fatto lui l'impresa più ardua assieme a Togo riusci ad ottenere il giusto riconoscimento e si diresse con Togo a fare lo stesso giro di Kasson, mentre costui tornò in Alaska dopo aver venduto i suoi otto cani. Dopo di ciò di Kasson non si seppe più nulla, Balto e gli altri cani invece finirono nelle grinfie di una persona che poteva esser tutto fuorché un amante dei cani.

Venivano tenuti alla catena in pessime condizioni igienico sanitarie, maltrattati e costretti ad esibirsi in un locale.

Fortunatamente vennero notati da George Kimble che decise di acquistarli, per farlo avrebbe dovuto procurarsi 2000$ in due settimane. Kimble quindi organizzò una raccolta di beneficenza attraverso la radio e una raccolta di beneficenza nelle scuole. Così, come Balto aveva salvato dei bambini ora erano dei bambini a salvare lui. Dopo essere stati liberati Balto e gli altri cani vennero portati nello zoo di Brookside a Cleveland dove furono curati. Balto arrivò cieco, sordo e artritico all'età di 11 anni, fino al Marzo del 1933. Togo morì invece all'età di 17 anni.

Il corpo di Balto fu poi imbalsamato ed oggi è possibile ammirarlo al Museo di Storia Naturale a Cleveland, invece il corpo imbalsamato di Togo si trova al Museo di Storia naturale di Wasilla in Alaska.

 

 

 

                     

                    Balto presso il Museo di Storia Naturale a Cleveland

 

                       Guarda il Video con immagini di Balto Clicca Qui!

                        Video con immagini storiche originali girato al

                     Museo di Storia Naturale di Cleveland Clicca Qui!

 

               La fantastica rinascita di NAVARRE il Lupo

 

 

           

 

 

Il 9 gennaio 2012 il lupo Navarre è stato recuperato dalle gelide acque di un fiume in condizioni davvero drammatiche: denutrito, con una paresi agli arti posteriori e con 35 pallini di piombo in corpo.

Dopo diverse indagini diagnostiche, due settimane di terapia intensiva in infermeria, monitorato 24 ore su 24, Navarre ha ricominciato a camminare ed è stato trasferito in una struttura, all'interno del Centro, idonea alla sua riabilitazione che richiede una ripresa graduale delle funzioni motorie senza sottoporlo a sforzi eccessivi. Grazie ad una telecamera Navarre viene monitorato giorno e notte senza essere disturbato.
La strada è ancora lunga, le diverse patologie lo hanno debilitato molto, ma Navarre, grazie alla sua incredibile voglia di vivere e alle cure avute, ha ricominciato a camminare migliorando progressivamente e sta dando ottimi segni di ripresa.

NAVARRE ora corre nei prati del cielo.

                       Guarda il video originale di NAVARRE

           La triste Storia di Blondi anch'essa vittima delle                                              brutture naziste

 

                                Il Cane di Adolf Hitler

Blondi 23 Febbraio 1934 - 30 Aprile 1945 era il Pastore Tedesco di Adolf Hitler.

Venne regalata al Führer da Martin Bormann nel 1941. Blondi stette con Hitler anche dopo che si trasferì nel Führerbunker durante la caduta di Berlino, e nell'aprile del 1945 diede alla luce cinque cuccioli, con il pastore tedesco di Gerdy Troost Harass. Hitler chiamò uno dei cuccioli "Wolf" (il suo soprannome preferito e il significato del suo nome "Adolf"). Durante la Battaglia di Berlino, prima che Hitler si suicidasse, ordinò purtroppo al suo medico, il Dr. Stumpfegger di testare su Blondi le pillole di cianuro che gli sarebbero servite per procurarsi la morte, per essere sicuro che avrebbero funzionato.

I bolscevichi, una volta giunti al bunker, trovarono i corpi di Blondi e di un suo cucciolo. È sconosciuto ciò che accadde agli altri quattro. La segretaria di Hitler, Traudl Junge, ha dichiarato in seguito che Eva Braun detestava Blondi e che talvolta la prendeva a calci.

A detta di tutti, Hitler era molto affezionato a Blondi, la teneva spesso al proprio fianco e le permetteva di dormire nella sua camera da letto nel bunker.

Hitler ebbe un altro pastore tedesco in precedenza, nel 1921, ma fu costretto a dare via il cane a causa di un periodo di povertà; il cane scappò e tornò da lui. Hitler, assistendo a questa prova di notevole lealtà, sviluppò una certa simpatia per la razza.

 

 

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guarda l'incredibile storia di Blondie cliccando sulle foto

   Le tradizioni di un tempo nell'addestramento dei cani  

       della Polizia e da difesa in Germania. Era il 1936!

       

           Questo è    un documento storico e rarissimo

 

                        Schutzhunde in Germany 1936